Insieme a lei scopriremo gli aspetti emozionali del cibo e, in questo primo appuntamento, affronteremo il tema “Il cibo come premio o punizione”.
IL CIBO COME PREMIO O PUNIZIONE
Il risultato della rilevazione 2014 del Sistema di Sorveglianza nazionale “Okkio alla Salute”, promosso dal Ministero della Salute, è allarmante: in Italia, 1 bimbo di 8 anni su 5 è sovrappeso, 1 su 10 è obeso e il 2,2% è severamente obeso. Risulta scarsa, inoltre, la consapevolezza del problema da parte dei genitori che, nel 38% dei casi, non ritengono che il proprio figlio sia in eccesso ponderale o che mangi troppo (29%). Dai dati raccolti nel 2014 emerge che, tra le madri di bambini in sovrappeso od obesi, il 38% non ritiene che il proprio figlio sia in eccesso ponderale e solo il 29% pensa che la quantità di cibo da lui assunta sia eccessiva. Inoltre, solo il 41% delle madri di bambini fisicamente poco attivi ritiene che il proprio bambino svolga poca attività motoria.
I dati parlano chiaro: è necessario prestare maggiore attenzione all’educazione alimentare dei bambini, affinché un giorno diventino adulti sani e consapevoli. Soprattutto, il cibo non deve essere offerto loro come premio, punizione o consolazione: vediamo perché.
Come genitori, la tentazione di usare il cibo come strumento per ottenere un determinato comportamento è forte, specie perché consente di conquistare il risultato desiderato quasi senza sforzo. Il cibo ha il potere di calmare, rassicurare, tranquillizzare. Pensiamo al pianto del neonato, che si quieta con l’allattamento; similarmente, se abbiamo bisogno di risolvere un problema nell’immediato – capricci, grida, comportamenti indesiderati che non riusciamo a gestire – ci sono elevate probabilità che utilizzare un sacchetto di patatine, un gelato, una fetta di pizza possa servire allo scopo. Tuttavia, manipolare il comportamento del bambino attraverso il cibo può generare alcune conseguenze di difficile risoluzione nel lungo termine. Pensiamo a noi “grandi”: quante volte ci ritroviamo a mangiare sovrappensiero, senza rendercene conto, fuori pasto o più del dovuto per ragioni ben diverse dalla fame? Magari perché siamo nervosi, annoiati, stanchi o distratti? Da dove origina questo comportamento che, spesso, incide sul nostro peso corporeo?
Utilizzando il cibo come ricompensa o castigo, ad esempio, insegniamo ai piccoli una regola associativa che possiamo così sintetizzare: per gestire una situazione stressante, c’è bisogno di cibo. Questa associazione stress -> cibo, nel tempo, si tradurrà per loro in quel comportamento che viene definito “emotional eating” e che rappresenta una delle maggiori cause di sovrappeso ed obesità.
Sembra dunque necessario risvegliare una coscienza alimentare che aiuti noi e i nostri figli ad adottare uno stile di vita sano. Il cibo è nutrimento, relazione e convivialità ed è bene educare i più piccoli ad apprezzarlo e gestirlo in maniera naturalmente equilibrata!
A cura della Dott.ssa Federica Majore, Psicologa Psicoterapeuta
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