L’acqua fa digerire?

A volte diciamo… “bevo un pò di acqua, per digerire”. E’ così?

Innanzitutto l’acqua è un elemento essenziale del pasto. La digestione di un alimento (scientificamente denominato, bolo nelle prime fasi e poi chimo nelle fasi più avanzate della digestione) per avvenire in maniera ottimale necessita di una certa quantità di acqua. Ciò perché la digestione si attua attraverso la secrezione e diluizione di alcune sostanze liquide all’interno dell’organismo. Questi succhi – a cominciare dalla saliva nella bocca, per poi finire ai succhi gastrici, biliari e pancreatici, nei rispettivi organi – per essere prodotti e secreti, necessitano di acqua e svolgono la loro azione in misura proporzionale alla “consistenza” del pasto.

La quantità di acqua ingerita è quindi molto importante. Meno acqua è presente durante le fasi di digestione, più l’organismo è obbligato a secernerne. Ne consegue che, in un pasto eccessivamente “secco”, l’acqua richiesta per aggiungere la giusta umidità al bolo-chimo (e promuoverne la digeribilità) è maggiore rispetto a quella richiesta da un pasto ben idratato. Bisogna però precisare che, anche l’eccessiva diluizione del pasto potrebbe comprometterne la digestione a causa dell’eccessiva dispersione dei succhi gastrici.

La digestione avviene quindi in maniera ottimale consumando uno o due bicchieri d’acqua durante il pasto. Ovviamente questo parametro varia sensibilmente a seconda del tipo di alimento e cioè in base alla presenza o meno di alimenti freschi e ben idratati, come la frutta e gli ortaggi o di alimenti “brodosi”, che di per sé, concorrono a diluire il bolo alimentare ed infine in base alla quantità di cibi disidratati o secchi come per esempio patatine fritte, popcorn, carni salate, frutta secca, grissini, cracker ecc..  

Quale acqua?

Alcune acque possiedono proprietà potenzialmente utili alla digestione; le componenti disciolte, utili a questo compito, sono i bicarbonati (HCO3) ed i solfati (SO4). I bicarbonati, riducono il pH gastrico contrastando “l’acidità” e determinando la diminuzione dei tempi di permanenza nello stomaco.

L’uso di acqua contenente bicarbonati è indicato per tutti i soggetti che tendono a soffrire di acidità gastrica e/o che consumano pasti molto abbondanti e proteici. Importante da sottolineare l’acqua contenente bicarbonati non può contrastare l’uso sproporzionato di cibi salati, speziati, alcolici, caffè, bevande acide e contenenti caffeina, ecc.

Per digerire un pasto eccessivo o pesante, ogni tanto è possibile ricorrere ad alcuni “espedienti”.  La scelta di questi, dipende dal cibo introdotto e dallo stato di salute della persona.

Se mangiamo un pasto ricco di proteine e il nostro stomaco non produce molto acido cloridrico, è possibile ovviare assumendo un po’ di acqua calda (35-38°C) con l’aggiunta di succo, o meglio, di scorza di limone, oppure una bevanda tipo cola o al caffè, oppure un’unità alcolica, se abitualmente consumata oppure è preferibile anche masticare chewingum. Bisogna tenere anche presente che in tali condizioni, la presenza di sale da cucina e spezie nel pasto, favorisce la secrezione di acido cloridrico nello stomaco, quindi potrebbero essere utili.

Nel caso (più frequente) in cui il pasto è sempre proteico, ma il nostro stomaco produce molto acido cloridrico, il cibo per entrare nella prima parte dell’intestino, denominata duodeno, necessita una “conversione” del pH da acido a basico per secrezione di bicarbonati. In tal caso, dopo il pasto è utile bere acqua a temperatura ambiente con l’aggiunta di bicarbonato, o citrato, o magnesio idrossido ed evitare spezie, sale da cucina, o bere caffè e bevande alcoliche, o con limone o cola.

…e l’acqua gassata?

Questo tipo di acqua che è particolarmente ricca di anidride carbonica, viene spesso menzionata nel caso di problemi di digestione. Molte persone l’assumono infatti per digerire meglio i pasti.  

Le sue famose bollicine rappresentano una caratteristica di origine naturale (è il caso dell’acqua effervescente che sgorga da alcune sorgenti), ma in genere si tratta di una peculiarità ottenuta per via artificiale. In quest’ultimo caso, la “frizzantezza” è dovuta all’aggiunta di biossido di carbonio (detto anche CO2, anidride carbonica o E290).

In base a quando viene assunta può avere effetti diversi; se ingerita prima del pasto, l’acqua gassata contribuisce a estendere le pareti gastriche e a ridurre l’appetito, se invece sorseggiata durante i pasti, la dilatazione delle pareti dello stomaco, stimola la secrezione dei succhi gastrici e quindi risulta utile per la riuscita della digestione.

L’assunzione di tale acqua andrebbe però evitata nel caso di gastrite o reflusso gastro-esofageo, poiché potrebbe aumentare il bruciore e l’acidità, caratteristici di queste malattie. Il discorso vale analogamente per chi soffre di colite o in presenza di infiammazione dei diverticoli, flatulenza e meteorismo, anche se i motivi del divieto sono differenti.

Esiste un’acqua idonea per favorire la digestione?

La risposta a tale domanda potrebbe essere “si e no”, nel senso che chiaramente in base a quanto appena detto, le acque “minerali” più indicate per contrastare l’iperacidità gastrica e favorire la digestione sono quelle ricche in bicarbonati e in solfati; tuttavia, però, bisogna considerare che la quantità di sali disciolti nell’acqua, nella maggior parte dei casi, di per sé non è sufficiente a rendere nullo gli effetti indesiderati, soprattutto nel caso di un pasto eccessivamente abbondante.

L’articolo è a cura della dott.ssa Nicoletta Paolillo, biologa ricercatrice.

 

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